preordina il libro "Revolutionary Suicide"
PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIANO l'autobiografia di HUEY P. NEWTON, fondatore e Ministro della Difesa delle PANTERE NERE
Dopo più di 50 anni dalla sua prima pubblicazione nel 1973 presentiamo per la prima volta in italiano:
"REVOLUTIONARY SUICIDE"
L'autobiografia-testamento-manifesto di HUEY P. NEWTON, fondatore e Ministro della Difesa delle PANTERE NERE, con l’introduzione di Fredrika Newton (2009)
Il libro non racconta la vita completa di Huey, ma parte dall'infanzia a Oakland, indagando l'origine della sua coscienza, si sviluppa attorno alla fondazione e la diffusione del Black Panther Party e si conclude con gli anni successivi al famoso processo che lo vide falsamente coinvolto e ingiustamente incarcerato per due anni e mezzo, periodo nel quale la fama e l'influenza delle Pantere era al suo apice e il loro fondatore ebbe molto tempo per riflettere sulla natura del suo impegno politico rivoluzionario.
By having no family,
I inherited the family of humanity.
By having no possessions,
I have possessed all.
By rejecting the love of one,
I received the love of all.
By surrendering my life to the revolution,
I found eternal life.
Revolutionary Suicide.
- Huey P. Newton
Sulla versione italiana di Robin Book:
Quella di Huey P. Newton non è una figura molto conosciuta nel contesto italiano, allo stesso modo oggi gran parte di quello che diffusamente sappiamo e viene discusso sulle Pantere Nere è più che altro un riflesso di quell’immaginario mitologico e molto pop che ci è arrivato di sponda e un po’ di seconda mano.
Non si può di certo dire che non se ne sia mai parlato o scritto a proposito di qua, ma è anche vero che le profonde differenze che separano i nostri contesti non possono essere colmate e ragionate solamente con un approccio teorico o esclusivamente storicista delle vicende e del pensiero delle Pantere e di chi le ha animate; allo stesso modo risulta riduttivo e fuorviante, se non addirittura rischioso, affidarci alle tante e potenti immagini che hanno fatto, in modo indiscutibile, la fortuna del partito. Nel riconoscere il ruolo fondamentale che quel tipo di muta e vibrante testimonianza ha apportato al processo di mobilitazione del tempo e che tutt’oggi ha un certo peso sia a livello statunitense che internazionale, che era tutt’altro che casuale, abbiamo pensato potesse essere utile costellare il testo-testamento di Newton con alcune di quelle immagini: dalle più iconiche fotografie di Stephen Shames, fino alle illustrazioni di Emory Douglas, cercando di dare spazio anche a quelle meno conosciute.
Sono molte le lacune italiane che abbiamo riscontrato scavando nelle viscere del quel movimento che a suo tempo, come lo definì il direttore dell’FBI, fu “la più grande minaccia alla sicurezza interna degli Stati Uniti”. La prima e più evidente è proprio la rimozione dello stesso Newton dal ruolo di cruciale rilevanza che ha avuto prima, durante e dopo l’esistenza delle Pantere Nere come organizzazione strutturata e di massa. Potrebbero essere molti i motivi e la sua biografia è abbondantemente esauriente in questo senso: da una parte non si può di certo definirlo senza macchia e senza paura, tutt’altro, dall’altro le operazioni di screditamento, mistificazione o di “assassinio” politico da parte delle strutture culturali e politiche dell’establishment sono ben documentate e comprovate. È possibile per altro, che la sua diffusione nel panorama italiano possa essere stata ostacolata anche a causa delle riflessioni più specificatamente politiche e strategiche che Newton proponeva, essendo poco ortodosse, se non addirittura problematiche, per una certa sinistra del nostro paese, che gradiva e promuoveva sicuramente di più chi proveniva dagli ambienti comunisti canonici.
C’è anche da dire che Revolutionary Suicide, testo che ebbe un’enorme successo editoriale al momento della sua prima pubblicazione nel 1973, è scritto con un lessico, un approccio linguistico e dei riferimenti culturali particolarmente specifici e ben calcolati per il pubblico afroamericano della strada, sottoproletario e da radicalizzare e mobilitare. Questo ha reso particolarmente ostica la traduzione in italiano, che vi proponiamo per la prima volta oggi con più di 50 anni di ritardo, mettendo a dura prova non solo le nostre amatoriali capacità traduttive, ma anche la nostra conoscenza della storia e della cultura afroamericana radicale.
È un testo che, contenuto a parte, mette in luce l’originalità del pensiero e delle intuizioni dell’autore a partire fin da come è stato scritto e che per questo meriterebbe di essere letto nella sua versione originale. A questo proposito, nell’affrontare la sfida della traduzione ed edizione per il pubblico italiano, abbiamo preferito un approccio “asciutto”, cioè privo di note (se non quelle riportate direttamente da Newton), per due motivi: il primo è che la quantità di note necessarie ad una comprensione esaustiva del contesto, degli eventi, della cultura e dei riferimenti americani e afroamericani sarebbe stata veramente troppo imponente, il secondo e più importante è che questo avrebbe rischiato di compromettere e spezzare il ritmo e il flusso della testimonianza intima e umana di Newton.
Quello che più ci importa e che ci ha portato ad affrontare questa sfida editoriale e politica non è stato un mero desiderio di restituzione o riabilitazione della figura di Huey P. Newton o delle Pantere Nere, che comunque può risultare interessante e stimolante sotto molteplici aspetti anche oltreoceano, ma principalmente la questione esistenziale ed esistenzialista su cui riflette profondamente l’autore e chiunque si trovi a voler affrontare le violenze e gli abusi sistematici con cui la società ci offende, mortifica, opprime e uccide, quando, cioè, il troppo è davvero troppo.
Senza anticipare i contenuti dell’autobiografia di Newton, anche se il titolo dovrebbe essere già abbastanza esplicativo, ci teniamo ad avvisare che questa non è una lettura facile, comoda e risulta particolarmente brutale ed estrema in certi suoi passaggi e ne sconsigliamo la lettura a chi è particolarmente sensibile, tuttavia pensiamo che indagare una certa scomodità e pesantezza, affrontando anche l’oscurità e il malessere che può suscitare, possa e debba essere uno dei tanti passi per mettere in discussione i nostri privilegi e posizioni, non solo nello sviluppo della coscienza individuale e collettiva, ma anche per poterci avvicinare tra noi e comprendere meglio tutte quelle persone che nel mondo e nella storia hanno scelto volontariamente e consapevolmente di diventare fedayyin, partigiane, martiri e suicidi, sapendo che ciò che facciamo è mosso da
“un desiderio così forte di vivere con speranza e dignità che l’esistenza senza di esse è impossibile”.
Ad introdurre il testo trovi la prefazione di Fredrika Newton, vedova di Huey, attivista e presidente della Dr. Huey P. Newton Foundation, scritta per la riedizione Penguin di Revolutionary Suicide, in occasione del ventesimo anniversario dell’omicidio (2009), che aggiunge dei dettagli intimi e accenna brevemente alcuni aspetti di contesto al momento della pubblicazione del libro e successivi sulla vita tragica e violenta di Huey P. Newton: teorico originale, brillante stratega e figura controversa e spesso incompresa senza la quale, semplicemente e nonostante tutto, il Black Panther Party e la loro eredità non sarebbe mai esistita.
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formato 21x29,7 cm, 320 pagine (circa), è grosso e pesante come il suo contenuto
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