Quando inizia la questione palestinese? Di tutte le innumerevoli e fantasiose soluzioni a questa domanda ce ne è sicuramente una da escludere se vogliamo affrontare questo complesso scenario con un po’ di lucidità: il 7 ottobre 2023, giorno in cui le forze congiunte dell’ampio fronte di resistenza palestinese lanciarono l’operazione alluvione Al-Aqsa. Allo stesso modo non ci si può aspettare che, anche nel malaugurato caso in cui l’opera di sterminio ed espulsione condotta dall’entità sionista dovesse concludersi con quella che loro potrebbero considerare come una vittoria totale, la questione si risolva o non produrrà ulteriori sviluppi nella coscienza e nell’organizzazione della resistenza palestinese. Questo perché, le radici del sentimento di avversione e di aperto conflitto con lo stato israeliano sono ben strutturate non solo in direzione della legittima vendetta, ma anche di una più grande e universale lotta per l’autodeterminazione che i territori e i corpi colonizzati hanno nel tempo analizzato e organizzato su molteplici fronti.
La causa palestinese non è una causa solo per i palestinesi, ma una causa per ogni rivoluzionario, ovunque si trovi, perché causa delle masse sfruttate e oppresse della nostra epoca. - Ghassan Kanafani
L’imperialismo contemporaneo non riguarda solo i paesi canonicamente riconosciuti dallo sguardo occidentale come sottosviluppati, ma chiama in causa tutti i sistemi sociali ed economici che rendono possibili e legittimi i meccanismi dello sfruttamento anche nel “primo” mondo. È proprio questo legame che ci deve portare a solidarizzare con chi lotta, con le proprie ragioni e modalità specifiche, non solo senza giudizio, ma con la presa in carico delle nostre responsabilità e con il riconoscimento e ricerca delle nostre di ragioni e modalità, che per forza di cose non possono essere né importate né esportate acriticamente.
Non è sufficiente prendere posizione rispetto alle atrocità di un genocidio sfoderando tutto il nostro pietismo per le innocenze distrutte mediatizzate (!!!), in un’eterna spirale pornografica che si alimenta con il senso di colpa e o d’impotenza verso chi sta “peggio” di noi. Allo stesso modo non si può costruire e sviluppare una posizione partigiana appoggiandosi solamente al cinismo della storiografia o della cronistoria del colonialismo: si rischia sempre di arrivare a conclusioni sulla “giustizia” che basano la propria ragionevolezza sul calcolo, sul paragone e sulla razionalità della propria “scienza”, escludendo nei fatti le ragioni, i sentimenti e le riflessioni di chi effettivamente vive quelle condizioni e prova ad organizzarsi di conseguenza.
La complicità che andiamo cercando si può sviluppare e rafforzare se comprendiamo tanto le nostre differenze quanto le nostre affinità, individuando gli antagonismi comuni e forzando le linee di frattura presenti in ogni territorio. Come cantava nel 1973 Umberto Fiori in Palestina, canzone che ha avuto un enorme diffusione mondiale nell’ultimo periodo:
“Ogni lotta aiuta un’altra lotta,
ogni colpo sparato sul nemico sionista,
in Italia colpisce chi comanda.”
Con la pubblicazione dei testi inediti che troverai in questo libro vogliamo innanzitutto restituire, per la prima volta in italiano, una delle voci più scomode, intransigenti e, in una certa misura, lungimiranti della resistenza palestinese: quella del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Ripartire dai sui documenti fondativi, cioè il loro Manifesto dell’11 dicembre 1967, e Strategia per la Liberazione della Palestina del 1969, ci può aiutare a comprendere meglio sia lo scenario palestinese ed arabo del tempo e la sua evoluzione, ma anche fornirci una visione molto particolare e “di lavoro” sugli argomenti di decolonizzazione e liberazione nazionale che oggi stanno tornando ad essere al centro di molte discussioni interne ai movimenti e che a suo tempo influenzò moltissimi altri movimenti (armati e non) di liberazione nascenti.
Ad aprire le danze, troverai l’introduzione del 2017 scritta, per l’edizione della Foreing Languages Press, direttamente dal FPLP in occasione del cinquantesimo anniversario della sua fondazione che inquadra ulteriormente la loro visione politica con uno sguardo più recente.
In aggiunta abbiamo pensato che potesse essere di ulteriore supporto alla riflessione collettiva condividere il testo, del 1987, di Valerio Evangelisti I primi anni del Fonte Popolare per la Liberazione della Palestina, in modo da evidenziare, oltre che la continuità del processo, anche il sodalizio e il confronto tra un certo tipo di movimenti nostrani e palestinesi.
GRAZIE!
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